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Morti di Reggio Emilia – note storiche

Canto di Fausto Amodei scritto nel 1960 in occasione dei moti contro il Governo Tambroni.

Leggi l’articolo di Alberto Piccinini sul manifesto del 4 luglio 2010

Era il pomeriggio del 7 luglio 1960, quando 350 uomini della Celere armati di pistola e mitra caricarono 300 operai delle officine di Reggio Emilia in sciopero, armati di maniche di camicia e nient’altro. E’ un massacro, Afro Tondelli muore schiacchiato da una jeep, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Lauro Farioli e Marino Serri cadono a terra sotto colpi d’arma da fuoco. E’ di loro che parla la più struggente canzone del repertorio operaio italiano, “Morti di Reggio Emilia”.
Il presidente del consiglio era Ferdinando Tambroni, al governo grazie all’appoggio del Movimento Sociale Italiano e dichiarato oppositore della Costituzione fondata sulla Resistenza del’Italia antifascista. Così riferì al Parlamento dopo i fatti di Reggio: “circondati dai dimostranti che tiravano sassi, gli agenti furono costretti a sparare per legittima difesa”.

La situazione politica del momento
Il giugno-luglio 1960 è segnato da una grave crisi politica che scuote l’Italia: Fernando Tambroni, democristiano, forma un governo monocolore sostenuto dal Msi. È l’anticamera di un colpo di stato di destra nel nostro paese.
Il 28 giugno ’60 si tiene a Genova una imponente manifestazione popolare antifascista; il 30 un nuovo corteo cittadino viene affrontato dalla polizia e negli incidenti rimangono feriti 83 manifestanti.
La proposta antifascista si diffonde in altre città e il governo Tambroni sceglie la linea dura per fronteggiare e reprimere il dilagare delle manifestazioni di piazza.
Il 6 luglio 1960 a Roma, a Porta San Paolo, la polizia reprime un corteo antifascista, ferendo alcuni deputati socialisti e comunisti; ma i fatti più gravi accadono a Reggio Emilia: nel corso di una delle manifestazioni seguite ai fatti di Roma la polizia uccide cinque manifestanti comunisti: Ovidio Franchi, Lauro Farioli, Emilio Reverberi, Marino Serri, Afro Tondelli.
La Cgil proclama, da sola, uno sciopero generale. La tensione sociopolitica nata a Genova e dilagata nel paese porterà alle dimissioni di Tambroni il 19 luglio 1960.



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