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La badoglieide – note storiche

25 aprile 1944. […] A sera nella baita più piccola con Livio, Ivano, Alberto, Nino e un gruppetto di partigiani […]. Un po’ scherzando e un po’ sul serio decidiamo di mettere giù le “note caratteristiche” del maresciallo Badoglio. Saltano fuori le prime strofe, anonime, perché ognuno dice la sua. Livio si entusiasma, le prova e le riprova, le collauda. L’ultima strofa nasce che è quasi mattino. E’ la più bella; dice così: “Se Benito ci ha rotto le tasche, tu Badoglio ci hai rotto i coglioni, per i fascisti e per i vecchi cialtroni, in Italia più posto non c’è”. [Nuto Revelli, La guerra dei poveri, Einaudi, 2014 pag. 194]

In una brevissima pausa del grosso rastrellamento dell’aprile 1944 (nella notte tra il 25 e il 26), in una baita d’una località vicino a Narbona, tra le valli Grana e Maira, otto o nove partigiani della quarta banda giustizia e libertà (II settore), parlano, accennano ad un motivo, cantano (sono Ivanoe Bellino, Alberto e Livio Bianco, Nino Monaco, Nuto Revelli e altri). Sul motivo molto orecchiabile della canzone E non vedi che sono toscano, nasce la prima strofa, poi, in collaborazione collettiva, le altre e tutta la canzone. (Ricordi e testimonianza di Revelli) [L. Mercuri, C. Tuzzi, Canti politici italiani 1793-1945, Editori Riuniti, 1962]

Il giorno 8 aprile il pretore di Ravenna ha emesso decreto penale di condanna contro il giovane cantante Antonio Ricci di Villanova di Bagnacavallo. Il fatto si collega al recital sulla Resistenza che il Ricci, assieme al dicitore Enzo Fabbri di Mezzano, allestì verso la fine dello scorso anno in numerose località della Romagna. Nel settembre il recital andò in scena nella frazione di San Pietro in Campiano, ma suscitò le vivaci reazioni del maresciallo dei carabinieri allorché il Ricci cantò la notissima Badoglieide di cui esiste un regolare disco commerciale. Il Ricci è stato condannato a pagare 10 mila lire. [articolo dell’Unità, sabato 9 aprile 1966]

Grazzano è il paese natale di Badoglio, in cui il generale si era ritirato a vita privata dopo le dimissioni. La musica è stata in seguito adottata più volte nelle canzoni di fabbrica; l’ultima strofa, in particolare, con i nomi cambiati, torna in tutte le versioni.
Per il suo contenuto anti Sabaudo e anti Badogliano anche i reparti militari fascisti, durante il periodo della Repubblica di Salò, cantarono questa canzone, ovviamente in una versione adattata alle circostanze.



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