O cielo cielo-note storiche
Canto più spesso conosciuto con il titolo “Come faremo girare la Francia” o “Il disertore” e che conosce molte versioni sia riguardo al testo sia alla melodia. Troviamo combinati il tema della diserzione e quello dell’emigrazione verso la Francia che è stato, tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 un fenomeno ampiamente diffuso nelle valli alpine.
Dal libro Confini: costruzioni, attraversamenti, rappresentazioni – a cura di Silvia Salvatici, pag.122: “[…] Anche i nessi tra confini e loro attraversamento illegale risuonano, qua e là in musica, nella cultura popolare italiana (com’è in alcuna canzoni della Val Seriana, riferite a esperienze di fine Ottocento e raccolte da Mimmo Boninelli, dove si parla dello scavalcamento furtivo di colline e montagne, che causerà l’arresto dei migranti, scettici già in partenza, ossia fin dal primo verso, sulle proprie chances: Come faremo girare la Francia sensa i carte, sensa i carte de la nostra nasiòn)”.
Dal libro Storia dell’emigrazione italiana, Volume 1 – a cura di Piero Bevilacqua, Andreina De Clementi, Emilio Franzina, pag.542: “Un paese, la Francia, in cui non era difficile portarsi, persino a piedi dal nord Italia, una terra in linea di massima accogliente (nel senso almeno di capiente) e ospitale, ma raggiungibile a volte nell’Ottocento, soltanto in forma clandestina, facendo a meno cioè di documenti e permessi, mancanza questa che diveniva poi causa frequente di arresti e di penose detenzioni per ingresso illegale, come narra un canto d’emigrazione della Val Seriana, edito a grande distanza di tempo da Mimmo Boninelli: Come faremo girare la Francia sensa i carte, sensa i carte de la nostra nasiòn/Scavalcheremo montagne e colline finché in Francia, finché in Francia noi saremo arrivà/Quando fui stato sulla cima dei monti le giandarme, le giandarme mi hanno ‘restà/Mi hanno ‘restato, mi hanno legato, in prigione, in prigione mi hanno menà/Quando fui stato nella oscura prigione la mia ibella, la mia ibella la mi viene a trovar“.
Come avviene nella tradizione del canto popolare, non si trovano riferimenti univoci che portino a attribuire l’origine del canto a un’area precisa. Alcuni ne fanno risalire l’origine alla bassa Val Chisone (TO), altri al Trentino Alto Adige. La versione cantata dalle Voci di mezzo è stata raccolta in Val Vigezzo.
Gli amici del Centro Etnologico Canavesano, hanno raccolto una versione di questo canto nella loro zona e in questo caso la separazione è quella dall’amante:
O cielo cielo
stammi pur sereno
fin che io ritorno
fin che io ritorno
O cielo cielo
stammi pur sereno
fin che io ritorno
dall’amante mia
Ho visto il ciel sereno
poi annuvolarsi
ho visto far l’amore
…
poi abbandonarsi
Tu me lo dicevi
mentre io partivo
vai vai ritorna presto
…
che ti aspetterò
Sono andato via
sono ritornato
tu mi hai lasciato
…
all’abbandon
Clicca qui per ascoltare questa versione, interpretata dal Coro Bajolese diretto da Amerigo Vigliermo (grazie a Gian Carlo Biglia per aver condiviso con noi tutto il materiale)
Per saperne di più:
- la pagina del MUCGT, il Museo degli usi e costumi della gente trentina, in cui si trovano anche testo e audio della versione trentina
- la versione del coro ANA di Milano