Le mondine contro la cavalleria – note storiche
Il canto si riferisce a un episodio successo a Ferrera Erbognone, un paesino tra le risaie della Lomellina nel pavese.
E’ il maggio 1912: la Federterra ha indetto delle manifestazioni per ottenere le otto ore di lavoro giornaliere.
Per evitare che gli scioperi siano vanificati dall’arrivo delle mondine da fuori si organizza una vera e propria campagna di boicottaggio delle forestiere.
Delle squadre di mondine da fuori peró arrivano e allora si cerca di fare opera di persuasione anche su di loro perché non accettino orari di lavoro piú lunghi.
Ma convincerle è difficile (“le crumire”) perché chi viene da fuori è piú debole, non ha una famiglia vicina o comunque un gruppo sociale che le sostiene.
A Ferrera, il 24 maggio, ci sono dei veri e propri scontri, le mondine si sdraiano a terra davanti alla cavalleria.
Alla fine, sprezzante, il commissario fa andare tutte a casa e si accontenta di arrestare Maria Provera, mondina, probabilmente una di quelle che capeggiava la protesta e Eugenio Riba, segretario della Federazione collegiale di Sannazzaro.
Nella canzone si cita il “sultano”, soprannome del fittabile locale, che a quel tempo deteneva il potere economico e spesso anche amministrativo.
Le mondine contro la cavalleria è un canto a lieto fine: i due arrestati tornano a casa dopo 13 giorni di arresto e si fa festa.
“Dodici, quindici ore al giorno nell’acqua fino al ginocchio, piegate a raccogliere e piantare riso. Così per quaranta giorni, lontano da casa, mangiando polenta e riso,dormendo sui pagliericci nelle baracche. Quando lavoriamo è proibito parlare, e se una di noi lo fa il caporale ci riprende anche con minacce. Ma per fortuna cantare si può. Così, quando vogliamo comunicarci qualcosa, magari che una nostra compagna sta male, o per annunciare uno sciopero, ci mettiamo a cantare”.
Bruna Salerni, 79 anni. Sindacalista nella zona del Magentino (MI), ha seguito le lotte nelle risaie.(Testimonianza raccolta da Dina Caprara)